Commento al Vangelo del 12 maggio 2024 – Ascensione

Gesù sale al cielo, da dove era disceso. Se è difficile credere in un Risorto, cosa può dirci la festa di oggi? Intanto di elevare lo sguardo, oltre un malinteso senso di praticità, che appiattisce il nostro vivere, ci costringe a vivere alla giornata, senza slanci di ulteriorità. Poi c’è un mandato missionario, che dona dinamicità al nostro essere Chiesa, corpo di Cristo, in cui ciascuno ha ricevuto una chiamata. La vicenda di Gesù, nel Vangelo di Marco si era chiusa con la professione di fede del centurione: «Veramente quest’uomo era figlio di Dio». Ora il mandato missionario dice la possibilità di non tenere per sé un annuncio che ha dell’incredibile. Ecco perché il Signore accompagna con segni questo annuncio. Riecheggiano le parole di don Tonino Bello: rinunciare ai segni del potere, perché abbiamo il potere dei segni.

Rinunciare al fascino dei pizzi e dei merletti, di paramenti dorati e di una solennità autoreferenziale per dare credibilità ad un annuncio che parli alla vita delle persone, anzi in grado di aggiungere pienezza al desiderio di vita. Quaranta giorni è il tempo della Quaresima, così come sempre di quaranta giorni è il tempo delle apparizioni del Risorto, di colui che è passato attraverso la morte per vincerla definitivamente. Quaranta giorni per riconciliarsi con la vita. Per ritrovare se stessi per avere poi il coraggio di donare la vita per Lui. Quaranta giorni in fondo sono pochi. Ma ripensando alla Vita, decisamente non è poco.

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