Saluto al Vescovo

Buongiorno don Michele, e benvenuto nella nostra comunità!

Preferisco rivolgermi così al nostro Vescovo, non per privarlo del titolo d’onore che gli spetta: al contrario, per sottolinearne, l’umiltà e la mitezza con cui sa rendersi vicino alle persone, a tutti e a ciascuno, alla gente comune, con quella premura che più volte ha indicato anche a noi presbiteri come riferimento e proposto con l’esempio.

Nelle tappe precedenti della Visita Pastorale, certamente hai già avuto modo di conoscere anche direttamente alcuni aspetti significativi di Monteroni.

Benvenuto oggi nel nostro quartiere! Siamo nella periferia forse più giovane della città. Qui la campagna, ancora oggi ampia e bellissima, negli anni ha gradualmente ceduto spazio, per rendere possibile la realizzazione nuove vie, strade e case di giovani famiglie, a partire dagli anni sessanta. Qui don Edmondo Adamantino ha iniziato la sua missione e costruito la Chiesa, poco più di quarant’anni fa. Siamo quindi una giovane comunità, perché istituita di recente, ma anche per l’età media dei residenti. E forse per il nostro modo di essere, per lo slancio generoso ma anche per la necessità di formazione continua.

Essendo cresciuto qui, sono testimone di un ampio tratto del cammino percorso dal principio: delle fatiche, degli slanci, delle sofferenze legate a certe difficoltà e problemi sociali comuni sul territorio. Tornando da parroco ha avuto modo di apprezzare i passi avanti compiuti grazie al lavoro dei parroci che mi hanno preceduto, grazie al desiderio di riscatto e all’entusiasmo di tanti laici, uomini, donne, ragazzi e giovani, che hanno offerto e continuano a donare il proprio tempo con dedizione, in spirito di gratuità evangelica, realizzando il proposito di rendere la parrocchia riferimento per tante famiglie di questa bella periferia. Ma, perché tanta bellezza non risulti solo appariscente e sterile, occorre riconoscere che anche tra noi si possono riscontrare le contraddizioni tipiche di questo nostro tempo di cambiamenti, talvolta talmente frenetici da generare insicurezze e fragilità. Come anche alcuni segni di involuzione di questi ultimi anni, dovuti probabilmente ai problemi comuni causati dall’individualismo che continua a caratterizzarsi in varie forme. Si aggiungano gli strascichi e le ripercussioni, prevedibilmente anche a lungo termine, della recente emergenza sanitaria che ha segnato in modo evidente e profondo non solo un’epoca ma anche l’animo di tante persone. Basta questa veloce disamina per dover riconoscere e prendere consapevolezza, senza tanti giri di parole, che facciamo fatica a ritrovarci, a ricucire quella rete di relazioni sincere e serene, che formano il tessuto di una comunità autentica., eccoci qui, insieme a lei, don Michele, come i discepoli di Emmaus, per rigenerarci nella speranza, noi che tante volte siamo stolti e tardi di cuore, per riprendere il cammino, insieme.

Il film di Vittorio De Sica, “Miracolo a Milano”, presenta il sogno di “…vivere in un regno dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno”. Ecco il nostro saluto, sincero e di cuore! Che questo tempo breve e intenso sia un buon giorno! Nel senso più autentico e vero. Per accogliere parole profetiche di speranza, luce nel buio di chi è provato dal dolore, fuoco che arda nel petto e ci ridoni battiti di vita. Parole che rimangano nella quotidianità dei giorni, e destinate a portare frutto perché radicate nella sapienza del Vangelo. Per tendere le mani nel gesto di conoscersi e ri-conoscersi, per stringerle e nel segno di Pace. Per vivere e agire nella fedeltà al nostro mandato di essere segno credibile del regno di Dio tra le case degli uomini. Se uno sogna da solo è soltanto un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia!

Essere oggi qui, insieme, con il vescovo, significa sperimentare la bellezza di essere Chiesa, in semplicità. Significa essere disposti ad accogliere i sogni e i doni e rimettersi in cammino.

Grazie, don Michele, per questa opportunità che ci offri, per il bene che ci vuoi. Gesù nell’inviare i settantadue li istruisce con queste parole: “In qualunque casa entriate, prima dite: «Pace a questa casa!». Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi.”

All’inizio di una nuova giornata tu ci vieni a portare il saluto di pace. Da te lo accogliamo e ricambiamo pregando il Signore che ti doni il centuplo e ti custodisca nel palmo della sua mano

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