Commento al Vangelo del 15 settembre 2024

Siamo al centro del Vangelo di Marco. Nella sua narrazione ha presentato Gesù e il suo stile, il farsi prossimo. Attraverso le parole di Pietro, conclude: “Tu sei il Cristo”. Come la vista per il cieco, nel capitolo precedente, così la fede della gente non è chiara da subito, inizialmente è offuscata. Lo stesso Pietro poi, rimane spiazzato di fronte al mistero della sofferenza, difficile da accettare sempre, per di più riferita al Cristo liberatore, secondo le aspettative del popolo. Gesù affronta apertamente il discorso. Vincerà la sofferenza e la morte, ma non imponendo la sua onnipotenza, bensì assumendo, prendendo su di sé la sofferenza, attraversandola, passando attraverso la morte: è il passaggio fondamentale della Pasqua, non solo dalla vita alla morte, ma anche dalla morte alla vita. Sono questi i passaggi, per ricostruire il disegno di Dio, inizialmente rovinato da Satana, evocato con il celebre: “Vade retro”. Non un banale scatto d’ira, ma un richiamo deciso e netto a ricordare qual è il posto del discepolo: dietro al maestro, non davanti! A seguire i suoi passi mentre traccia il cammino, non a pretendere di suggerire al Cristo cosa deve e non deve fare! Mettere avanti se stessi, il proprio io al posto di Dio – in fondo si tratta solo di togliere una consonate – è una tentazione subdola e pericolosissima. L’egocentrismo, dei singoli o dei popoli o della Chiesa, ha sempre prodotto danni e divisioni. Gesù invece indica la strada in direzione ostinata e contraria. Non solo “accettare” la croce, ma sceglierla, prenderla e seguire i suoi passi. Per trovare la vita, non bisogna “avere”, perdendo la vita nella possessività, ma essere disposti a donarla, come dice S. Agostino, de factu o de affectu. Passa la scena di questo mondo, la sua gloria effimera, ma la povertà vissuta per amore dischiude le porte della vita. L’identità di Figlio di Dio sarà riconosciuta dal centurione pagano, che vedrà Gesù sulla croce. La croce, segno di morte, diverrà segno di vita vera, in pienezza.

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