Un albero di Natale che ci chiama per nome

Un albero verde nel pieno dell’inverno ci ricorda che la vita e la speranza sono più forti del gelo della morte. Papa Francesco, nella bolla d’indizione del Giubileo, che vivremo proprio a partire dal prossimo Natale, ci ha ricordato, con le parole di S. Paolo, che la Speranza non delude. Siamo dunque pellegrini di Speranza. In questa prima domenica di Avvento, 1 dicembre, oltre alla tradizionale corona con i quattro ceri, segno dell’avanzare della luce, un albero ha trovato spazio sulla parte destra dell’altare. All’offertorio insieme ai cesti coi beni di prima necessità per i poveri, ecco tante decorazioni, sono le palle natalizie che abbelliranno l’albero. Ognuna di esse porta il nome di uno dei ragazzi del Catechismo. Un modo per personalizzare un momento così sentito. Un ulteriore motivo di Speranza, perché bambini e bambine, ragazze e ragazzi, insieme con le rispettive famiglie, si sentano sempre più coinvolte, in modo comunitario, nel cammino dell’Avvento. Qualche sguardo un po’perplesso – ma si potranno fare in chiesa certe cose? – ha subito ceduto il passo al crescente entusiasmo. Dietro un momento così c’è tutto l’impegno delle catechiste e delle famiglie, di un passaparola con foto scambiate sui social, di una creatività che in fondo serve a ricordare quanto di fronte a Dio Padre ciascuno è unico e originale. Unico ma non solo, anzi… siamo un mosaico di tanti colori, un coro di tante voci, un’allegria contagiosa. Siamo il verde che sfida l’inverno, la vita che sfida la morte, siamo la Chiesa, chiamata e radunata dall’Amore di Dio.

 

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