Mc 10,2-16
Notre-Dame de Paris, dal romanzo di Victor Hugo, con le musiche di Riccardo Cocciante, mirabilmente portato in scena a cavallo tra vecchio e nuovo millennio, fotografa il declino di un momento storico, con le sue contraddizioni, e l’alba di una nuova epoca e cultura: l’Umanesimo. Un nuovo mondo all’orizzonte coi suoi slanci e le sue divisioni e fratture. Un richiamo evidente al nostro tempo travagliato, con evidenti analogie, similitudini e affinità. Tempo di transizione, tempo di crisi… ieri come oggi, preludio di scelte e di svolte.
In Gesù, nella sua Pasqua, si svolge il passaggio dalla Prima Alleanza, dalla Legge di Mosè, alla Legge Nuova, nella Nuova Alleanza. Successivamente poi, intorno al nome di Gesù, si articolerà il computo del tempo, e gli snodi cruciali della storia. Interpellato sul tema delicato dell’amore coniugale, prima interpella la Legge di Mosè, e l’evangelista Marco ne attualizza la lettura con un implicito riferimento al diritto romano. Veniamo a sapere che, su un tema così sensibile, l’Antico Testamento prevedeva la possibilità di sciogliere il vincolo coniugale. Mentre la legge ebraica dava questo diritto all’uomo, la legge romana lo estendeva anche alla donna, tenendo dunque conto di quanto delicati possano essere gli equilibri, di come talvolta complessi sono i condizionamenti, la legge dava la possibilità di un passo indietro. La legge, si sa, codifica e disciplina tanti aspetti della vita, sulla base di fatti concreti, ma l’amore non può essere codificato. Può richiamare la necessità imprescindibile del rispetto, alla base di ogni relazione umana, può mediare quando si tratta di questioni e diritti, oppure può indicare dei criteri logici per orientare le scelte. Ma si ferma sulla soglia dei sentimenti, nulla può sulle scelte di fondo della vita, che avvengono pur sempre in profondità, la legge invece non può che fermarsi sulla soglia. Bisogna invece riuscire ad andare oltre, in fondo al nostro cuore e un po’ più in là, dove le scelte maturano, per amore e spesso in modo sofferto. Qui nascono gli slanci di ogni scelta di vita, qui si vive il dramma di fratture e divisioni… e tante silenziose lacrime! Non si può essere superficiali di fronte alle sofferenze di tante famiglie separate o divorziate e non abbiamo certo bisogno di giudizi affrettati e sentenze sommarie, di sguardi bigotti e dita puntate a distanza di incomprensione.
L’invito di Gesù richiede il coraggio di rientrare in sé stessi, di fare i conti con le proprie ferite per ricordare che l’amore è un fatto umano, ma l’Amore come progetto di vita richiama il discernimento per comprendere il disegno di Dio. L’amore non è semplice questione di ormoni da assecondare, ma è ascolto per imparare quella che E. Fromm definisce una vera e propria arte. Eloquenti sono le parole dell’introduzione del musical Notre Dame de Paris:
In questo tempo delle cattedrali / La pietra si fa statua, musica e poesia / E tutto sale su verso le stelle / Su mura e vetrate / La scrittura è architettura […] Qui crolla il tempo delle cattedrali / La pietra sarà dura come la realtà… Quando tutto sembra crollare, la realtà è dura più della pietra e l’amore si presta a mille equivoci, strumentalizzazioni e prevaricazioni.
…Per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma. Se la realtà è dura e il cuore indurito più della pietra, fratture dolorose ne sono la conseguenza. Abbiamo bisogno di ritrovare la bellezza esigente dell’Amore di Dio, la fiducia in questo Amore e nella sua fedeltà. Solo così è possibile sfidare il tempo e aprirsi all’eternità. Il brano si chiude ancora una volta con il richiamo all’accoglienza e al rispetto dei piccoli, particolarmente significativo in un tempo in cui la Chiesa vive il la Penitenza per gli abusi arrecati da alcuni suoi membri. Forse proprio da qui è offerta una ulteriore possibilità per riprendere fiducia nella Vita e nell’Amore, e accogliere il regno di Dio.