Gv 18,33-37
Tu lo dici: io sono re.
Siamo all’ultima settimana dell’anno liturgico, prima dell’Avvento. Di fronte: il Re e un funzionario. Ma non parliamo dello stesso regno. Non è Re per sentito dire, non re di burla, come viene introdotto nel pretorio. Pilato sarebbe di per sé un personaggio molto secondario della storia, se non fosse per questo incontro decisivo. Anche se poi, lo sappiamo un po’ tutti, diverrà famoso più che altro per la sua difficoltà nel prendere una decisione, si lascerà trasportare dagli umori della folla, divenendo proverbiale con il suo gesto di lavarsi le mani. Effettivamente anche il Re è fortemente atipico. Non manda a morire i suoi soldati. Va a morire per il suo popolo. Per riunire i figli di Dio che erano dispersi. Insieme dialogano su una possibile condanna o sulla libertà. Solo la verità, però rende liberi. Il progetto di Dio si va compiendo, inteso non come ribellione a Cesare, ma come ascolto della verità. Una libertà integrale, dunque. Non legata agli accordi e alle mediazioni della politica, ma sorretta dal soffio dello Spirito. Questo vento di verità si alza anche sul pretorio, interpella lo stesso Pilato, dilata il suo mondo ristretto agli intrighi di una provincia dell’Impero. Quello che doveva essere un interrogatorio dall’epilogo scontato, diviene un dialogo da cui l’evangelista trae il suo annuncio. Qualcosa cambia, in modo determinante. Non è la sorte del condannato, ma il compimento di un progetto di verità e di libertà, che offrendo la vita sconfigge l’inimicizia e la divisione dei popoli, e riconcilia tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in sé stesso l’inimicizia. (Cfr. Ef. 2, 13-18). Rileggendo la storia, anche recente, alla luce di questa Parola, cambia la visuale e la prospettiva. Si alimenta la Speranza, nonostante tutto. Uno sguardo nuovo per un Regno che è già in mezzo a noi, ma non ancora pienamente compiuto. Un regno che chiede occhi nuovi e capacità di ascolto. Un regno adatto a chi ha fame e sete di giustizia di amore e di pace, ben più oltre degli intrighi e dei sofismi. Un regno dove non ci sono schiavi da controllare, ma uomini e donne in ascolto della verità. Acqua per la nostra sete di verità e di libertà o, più sbrigativamente, per lavarsene le mani. A ciascuno la scelta più confacente.