Commento al Vangelo del 22 settembre 2024

Nessuno si rassegna a una vita banale. Si aspira ad arrivare in alto, sempre. E Gesù indica la sua croce levata in alto su un colle di Gerusalemme. Vale anche per i discepoli, seguaci del Messia, eppure affascinati all’idea di una scalata verso la vetta, una gara dove chi primo arriva meglio alloggia, una corsa per il prestigio, una lotta dove inevitabilmente un compagno di viaggio può divenire il rivale su cui giocare d’anticipo, per avere la meglio. Gesù risponde senza fermarsi a rincorrere la polemica, e, allo stesso tempo, senza trascurare l’ambizione di puntare in alto, ma capovolge la prospettiva, elevandola dalla banalità dell’orgoglio individuale, verso una meta semplice, eppure molto esigente, che richiede pazienza e tenacia, attraverso il paradigma dell’accoglienza coniugato in tutti i modi e in tutti i tempi. È la strada che Lui stesso ha scelto: scendere per risalire. L’esempio dei bambini e il segno dell’abbraccio indicano nel modo più eloquente uno stile di vita che inizia dai piccoli e dai poveri e, attraverso vari passaggi, di accoglienza in accoglienza, arriva addirittura al punto più alto di prospettiva, dove la visione è più ampia, nell’incontro e nella contemplazione attiva del Padre.
“Nella vita semplice troverai la strada, che la calma donerà al tuo cuore, puro…” nelle parole del canto di Ritz Ortolani, sulla bocca del Francesco di Zeffirelli, la trasposizione musicale dell’unica carriera possibile, che non prevede scatti di anzianità, o gradi militari, semplicemente la pienezza di vita. Una sfida per chi, nella Chiesa, vorrebbe far coincidere i propri passi avanti con l’avanzamento carrieristico, secondo le proprie gratificazioni. Oppure per chi, nel mondo, ha la pace sulla bocca ma non nel cuore e nelle scelte, poiché promuove e sollecita la vendita di armi. La vita non può essere tolta agli altri, piuttosto va donata loro, per amore. Non è questione di carriera, o di proclami, ma di scelte. Scelte di vita, in pienezza.