Commento al Vangelo del 15 dicembre 2024 – Terza di Avvento

0
104

Lc 3,10-18

E noi che cosa dobbiamo fare?

La giustizia, il primo passo… verso l’incontro vero

Che cosa dobbiamo fare? Un aforisma di autore incerto raccomanda: «Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile». Il Battista offre indicazioni concrete per intraprendere una via di conversione. È un cammino che richiede di rimettersi in discussione, per vedere realizzato un desiderio essenziale, l’incontro con Dio. Ma occorre partire dalla base, dal necessario. La base di ogni tipo d’amore, ad ogni livello e su tutti i piani, è il rispetto. In altre parole il senso di giustizia che parte dal profondo della coscienza e si applica al proprio modo di agire. Tutti chiediamo giustizia. Occorre anche, forse prima di tutto, seguirla: praticare la giustizia è la base. L’amore rende capaci di compiere qualcosa in più della giustizia. Ma non c’è amore che possa essere ingiusto, sarebbe ipocrisia. Giovanni non chiede ai suoi interlocutori voli pindarici sulla strada da preparare per l’arrivo del Messia. Semplicemente uniquique suum: giustizia è dare a ciascuno il suo, a ciascuno ciò che gli spetta. Il Creatore ha dato a ciascuno il necessario per vivere: evidentemente bisogna ritrovare un equilibrio. Molti vivono senza le più elementari tutele e risorse, senza dignità. A questa umanità fa da contraltare la società del lusso e dello spreco, e pochissimi ricchi elevati a modelli da seguire. Tutto ciò interpella la coscienza! Secondo don Milani, convertitosi dalla ricca borghesia fiorentina ai poveri tra i più poveri, sulle pendici del monte Giovi, a Barbiana, i tanti vestiti comprati e mai indossati sono di chi un vestito non ce l’ha. Quindi, donare un vestito a chi non se lo può permettere non è un atto di carità, è prima di tutto un atto di giustizia. Portare abiti logori alla Caritas, per avere più spazio negli armadi, non è Carità! Avere avuto di più dalla vita non è un privilegio da difendere, ma un dono da condividere. Anche sul piano del proprio ruolo e impegno sociale vale lo stesso: a un esattore delle tasse e a un soldato Giovanni non chiede stravolgimenti impossibili da realizzare, ma semplicemente di non approfittare del proprio ruolo e della propria posizione. Tangenti, estorsioni, prepotenze varie, tutto ciò che è prevaricazione, non è nella logica del Regno di Dio. Lo stesso Battista è consapevole del suo ruolo, non confonde la sua missione con quella del Messia: è piuttosto colui che prepara la coscienza e chiede l’accoglienza dell’ascolto, l’attenzione per la purificazione imminente. Il battesimo nell’acqua è solo il segno di una pulizia del cuore che riporti finalmente il popolo a ritrovarsi, poi verrà il battesimo dello Spirito. Ha un cuore libero, Giovanni. Perciò le sue parole “evangelizzano”, portano cioè un lieto annuncio, sono esigenti e concrete, conquistano chi ascolta. Possiamo dire altrettanto di noi, come persone e come Chiesa?

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui