Commento al Vangelo del 13 ottobre 2024

Mc 10,17-30 Vendi quello che hai e seguimi.
Riceviamo la vita dall’amore e il mondo in eredità provvisoria. Nessuno nasce mai per niente. Il tempo passa… sembrano lunghe le ore, l’attesa e i giorni… e brevi gli anni. Ascoltando mille pensieri, i sogni e i ricordi si intrecciano, il bambino di ieri diviene padre, poi nonno. Nel tempo, che scorre veloce, la vita può sfuggire di mano, come sabbia tra le dita. A volte vorremmo poter fermare il tempo, fissare certi istanti, certi momenti… una promessa d’eternità! Un uomo si presenta da Gesù e, con ossequio forse eccessivo, pone la domanda: «Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». È un fervoroso praticante con una grande aspirazione… ma gli manca qualcosa. La strada indicata dal Cristo Maestro è in salita. Occorre dunque alleggerire le spalle dai pesi inutili, tagliare le zavorre, liberarsi, per un cammino che porti davvero alla vita eterna. Prima però c’è un passaggio fondamentale: Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò. Ne comprende lo slancio e dall’amore, racchiuso in uno sguardo, ecco l’invito ad osare. L’amore va oltre. Non basta essere un esecutore materiale della legge, sia pure della legge di Dio. Bisogna comprendere lo spirito che le dà un’anima. Entrare in relazione. Essere capace di varcare la soglia, nello spazio d’amore, dove la sola legge non arriva: cogliere la vita come progetto di Dio. Una chiamata a cui rispondere, nella libertà. Ma quest’uomo non è disposto ad accogliere una chiamata così. Probabilmente ha paura! I suoi averi sono riparo da tante paure e insicurezze. Le cose però non possono colmare il vuoto di vita. Cercava gratificazione e conferme ma… è posseduto da ciò che possiede. Cupo, risponde con uno sguardo triste a uno sguardo d’amore. La stessa tristezza raggiunge noi, figli della fretta consumistica, sconcertati e stupiti, perché abituati a pensare alla povertà più come a una disgrazia, che a una grazia. Povertà come scelta di vita, poiché ci pone in una condizione di libertà dalle cose, permettendoci di poggiare ogni nostra fragilità e necessità in Dio, nella fiducia in Lui. Tutto è possibile presso Dio! Tutto nel suo progetto d’amore trova compimento: la povertà, per scelta e affidamento, spalanca le porte della vita eterna. Più che la cruna d’ago, intesa sia in senso paradossale che reale, cioè la più piccola e stretta porta della città, l’ultima ad essere chiusa, da cui i cammelli passavano solo se privi di carico, piegando le zampe anteriori.
«È arrivato il momento di intraprendere il viaggio all’interno dei miei sentimenti dei miei ricordi. Non ho tracciato itinerari né tantomeno prefissato mete. Mi abbandono alle strade che tracciano i fili, mentre l’ago attraversa le mie emozioni». Sono parole di Annalisa: rappresentava nel ricamo su carta la sua profonda interiorità e preparava il suo viaggio verso la vita eterna. Per lei un ago a tracciare la via, e la povertà di un foglio di carta, forte e fragile, come la vita.
Gesù rassicura i suoi: il centuplo quaggiù… incluse le persecuzioni, come una postilla su un contratto allettante. La vita eterna nel mondo venturo. Attraverso le parole di Marco, l’insegnamento di Pietro giunge alla comunità di Roma, provata e stremata dalle persecuzioni. Qui è “Perfetta letizia”, come avrebbe poi detto, a suo tempo, un giovane ricco d’Assisi, che ha risposto: “Sì”, e ha seguito il Maestro.

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