Gesù esprime il senso del segno della moltiplicazione dei pani; dal segno alla Parola viene chiamata in causa la Scrittura e la figura di Mosè. Ma Gesù chiede qualcosa in più: occhi nuovi per vedere oltre i gesti e gli eventi, fede per credere nella rivelazione del Messia atteso.
Stessa sorte per Mosè e per Gesù: il popolo mormora. La mormorazione da sempre è lo sport più praticato. Un brusio di domande gira di bocca in bocca. Sono le stesse domande che vengono poste dagli altri evangelisti. Giovanni presenta alcune differenze. Le attese messianiche del popolo d’Israele erano incentrate su un personaggio velato di mistero (Gv 7, 27). L’umanità di Gesù, le sue origini umili diventano ostacolo a credere nel compimento della Promessa; chi è dunque Gesù? La persona su cui convergono l’attesa e la curiosità di buona parte dell’umanità. Personaggio ideale per tutta una serie di romanzi, o protagonista di film, attraverso cui filtrare le proprie vedute… qualcosa che bruci al fuoco della mormorazione.
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato». Chi tra noi non ha sperimentato la delusione di sbattere contro le proprie debolezze, quasi che l’Amore fosse un premio sottratto alle nostre mani? Con la mortificante sensazione di sentirci sviliti, indegni. L’Amore è anzitutto un dono dall’alto. Acqua per la nostra sete, pane per la nostra fame, riposo nella fatica, riparo nel tempo della prova. Sì, amico, amica, non sei tu a fare il primo passo, Dio non è in cima alle tue intuizioni, sei tu ad essere risollevato, nel palmo della Sua mano, senza null’altro chiedere. La scelta di essere cristiano, o di ridiventarlo, oltre la rassicurante sonnolenza delle abitudini, dopo il travaglio e l’inquietudine, porta una luce diversa sulla vita: ecco la forza che attira a Lui. Quando hai rimesso tutto in discussione, lo Spirito agiva in te, quando hai sollevato lo sguardo, la sua premura ti aveva preceduto. Dio stesso suscita la fede: la nostra responsabilità è nella risposta, l’incontro col Figlio apre all’amicizia, alla comunione con Lui. La familiarità col Vangelo rivela in Gesù il volto del Dio-con-noi, che chiede di uscire da sé stessi e continua a sorprendere.
Con tono solenne, Gesù annuncia la vita eterna, pienezza della vita, per chi crede. Vita eterna al presente, non al futuro indefinito. Pienezza che dischiude le porte all’eternità. «Chi non ha paura di morire muore una volta sola – diceva Falcone – chi vive nella paura muore ogni giorno». Si ricompone, sotto le parole di Gesù, il sogno della creazione come Dio l’aveva pensata. Gioia limpida di un incontro, gioia di incontri moltiplicati, mani che si stringono e braccia che si allargano, ma senza la fretta imposta dall’orologio. Gesù non solo distribuisce il pane, come Mosè la manna, ma è il Pane che alimenta e sazia, risolleva, capace di aprire a un dialogo d’Amore mai completamente appagato.