Commento al Vangelo del 1° novembre 2024

Mt 5,1-12

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli

L’evoluzione parla di homo sapiens. Gabriel Marcel, filosofo e drammaturgo francese, definisce l’essere umano come homo viator, uomo in cammino, aprendo a una dimensione di attesa e di speranza. Oggi potremmo dire che la sua meta è la felicità. Qui il discorso diventa ampio e articolato, come può essere qualcosa a portata di mano ma impossibile da afferrare.
Le Beatitudini del Vangelo di Matteo sono la Legge nuova, presentata da Gesù come nuovo Mosè. Una via per la felicità che sembrerebbe ironica, al punto da far sorridere, un metodo quantomeno originale, in cui il punto di partenza sono i poveri. Qualche esegeta ha scritto che le altre beatitudini non sono che le espressioni concrete della vita dei poveri. In effetti a guardare la seconda parte di ogni beatitudine troviamo un’inclusione: …perché di essi è il regno dei cieli. In effetti l’insegnamento della Legge nuova va letto per intero, non solo riguardo al “Beati” ma anche riguardo al “perché…” non solo all’inizio del “Discorso della Montagna”, ma anche rispetto alla rilettura dei Comandamenti, in senso meno formale e più sapiente e profondo. Il Discorso poi si chiude con l’immagine della casa sulla roccia e della casa sulla sabbia. Come a dire che il percorso verso la felicità non è facile, ma almeno è stabile. Passa attraverso difficoltà e attraverso una grande tribolazione, ma è fondato sulla fedeltà di Dio. Matteo usa l’espediente del cosiddetto “passivo teologico”, per evitare di nominare invano il nome di Dio, la forma grammaticale è al passivo, ma si può facilmente dedurre che è Dio il soggetto che agisce: Beati gli afflitti, perché saranno consolati… cioè perché Dio li consolerà! Quindi la gioia non consiste nella situazione di partenza, ma nella fiducia e nella consapevolezza che Dio non è neutrale, prende posizione, e si schiera dalla parte dei poveri, in tutte le situazioni che si trovano a vivere, sia nelle lacrime che nella ricerca della pace.
La felicità promessa dal mondo parte dalla forza di alcune certezze iniziali, ma si perde strada facendo. Il celeberrimo attore comico Totò, intervistato da Oriana Fallaci così rispondeva: «Forse vi sono momentini minuscolini di felicità, e sono quelli durante i quali si dimenticano le cose brutte. La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza». Sapienza amara di un uomo che nella vita ha conosciuto povertà e ricchezza, emarginazione e fama, gioie e anche dolori profondi. E allora potremmo concludere: le Beatitudini sono scritte a rovescio forse piuttosto è il mondo ad andare al contrario? A promettere gioie illusorie e facili traguardi, dovendo poi, comunque sia, confrontarsi con le contraddizioni della vita e con una sete d’infinito mai pienamente appagata? Siamo creati a immagine e somiglianza di Dio e questo ci dona la serena e fondata attesa di una speranza che non delude, di una vita destinata a passare attraverso grandi tribolazioni e attraverso la morte. Ma da quando Gesù ha superato quella soglia che incute paura, ci ha aperto una feritoia di luce che illumina l’opacità della quotidianità e dona senso anche alla sofferenza, offerta come dono d’amore.

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