Anche quest’anno abbiamo celebrato la messa assieme ai ragazzi dell’Associazione di Volontariato “Giovani e persone con disabilità, venerdì mattina 20 dicembre. Inizialmente, sotto l’emergenza pandemica, spostarsi dalla sede del Centro alla chiesa era una necessità dettata dagli obblighi relativi al distanziamento personale. Col tempo è divenuta occasione di condivisione per allargare gli spazi, sentirsi parte significativa di un territorio, dare e ricevere esperienze di umanità genuina e autentica. Ed eccoli, dunque, attenti e partecipi, grazie ai canti preparati per tempo e alla preghiera dei fedeli letta da alcuni di loro. Partecipi anche all’omelia, soprattutto i più “esperti” delle celebrazioni. Così anche l’offertorio. Tra sorrisi, cappotti e cappelli e qualche sguardo incuriosito il tempo scorre e la preghiera non è solo parola, ma espressione di vita e di quotidianità. Sullo sfondo l’annunciazione a Maria e la promessa di seguirne l’esempio, resistendo alla tentazione di fare a modo nostro. A conclusione della messa il saluto da parte dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale. Di seguito, come di consueto, un piccolo concerto con canti e “sunetti” natalizi, nello spirito e nella “salentinità” del momento e con la vivacità di tutti i ragazzi, che hanno atteso e vissuto con gioia questo appuntamento, con un calore che va oltre le temperature di giornata e restituisce una dimensione di famiglia allargata, assieme ai tanti genitori presenti.
E infine non poteva certo mancare un momento di convivialità, all’interno del salone parrocchiale: noccioline, salatini e patatine a precedere un pezzettino di pandoro con lo zucchero a velo, per dirci auguri, per meravigliarsi ancora una volta, per comprendere quanto sia bello emozionarsi per un regalo semplice, per un gesto che dice premura, perché non è importante ciò che si riceve, ma è importante sapersi pensati da qualcuno. Si sperimenta che davvero non siamo soli. Che davvero la disabilità è un accessorio secondario, perché ciò che conta è essere persone vere, sempre. Perché in fondo basta poco per sentirsi vicini, superare qualche ostacolo, qualche gradino. Perché in fondo la disabilità più grave è il pregiudizio. Allora grazie a tutti questi ragazzi e a chi ha il dono di lavorare con loro e per loro. Perché in certe situazioni lo scambio e la reciprocità arricchiscono, sempre!