Commento al Vangelo del 20 ottobre 2024

Mc 10,35-45
Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti.

Il Cristo percorre la strada verso Gerico. Scende a Sud, nella zona montuosa. A Gerusalemme su un monte rivelerà la sua gloria. In questo scendere e salire è anche il senso profondo della sua missione, del Regno di Dio. È una rivelazione graduale e incontra la fatica, gli equivoci e le contraddizioni dei dodici. Già si era discusso su chi fosse il più grande. In questo caso sono i figli del tuono, Giacomo e Giovanni, a farsi avanti per assicurarsi un posto fisso, a destra e a sinistra del Cristo Re. Non sanno ciò che chiedono. Gesù si presta, riprendendo l’equivoco generato: viene fuori un gioco di parole in cui accettano, quasi ingenuamente, l’invito a bere lo stesso calice e a ricevere lo stesso battesimo. Ne comprenderanno il significato pieno solo successivamente, al compimento della Pasqua: saranno rispettivamente il primo e l’ultimo dei dodici a dare la vita per Lui. Proprio a questo il Maestro li riconduce: al senso della donazione di sé, nel progetto del Padre. È un passaggio educativo molto bello, in cui lo slancio e l’entusiasmo non vengono mortificati, al contrario, indirizzati alla vita, al dono di sé. Continuando nel suo insegnamento, risponde alla reazione indignata degli altri, per il tentativo di scavalcarli. Facile equivocare sulla gloria di questo mondo, perdersi nei giochi di parole e nei sofismi della retorica. Come troppo spesso avviene per la politica, allora come oggi. Pensata dalla Costituzione Italiana come servizio, nella ricerca del bene comune, definita da Pio XI come “la forma più alta di carità, perché più vasta, efficace ed importante”, è troppo spesso ridotta al ruolo ancillare di mezzo per ottenere e tutelare interessi personali, strumento di potere, in cui anche le parole vengono asservite, si parla tanto per non dire nulla: non si ha il coraggio e forse il potere di cambiare veramente in meglio. Come troppo spesso avviene nella Chiesa, quando l’appagamento, il compiacimento del proprio io, gioca d’anticipo sulla realizzazione della volontà di Dio, il ruolo sulla persona, il potere sul servizio. Nel significato latino la gloria indica la scena, la visibilità, il miraggio illusorio di tanti di noi, nella nostra umana fragilità, utenti e usati dai social. Una tentazione subdola e persistente. Difficile da superare, ma non impossibile! Per quanto sia facile lasciarsi tentare e trascinare dalla corrente… Tra voi però non è così; Gesù percorre e indica un’altra strada, controcorrente, in direzione ostinata e contraria. Insegna a guardare qualcuno dall’alto in basso solo per tendere la mano e aiutarlo a risollevarsi. È Lui il modello e il riferimento ultimo. «Fate questo in memoria di me», il memoriale della Pasqua, con il pane e il vino, riguarda ogni sua parola, ogni suo gesto, tutta la sua vita offerta in riscatto dal Male. Liberaci, Signore dalla vanagloria, per cercare la tua gloria, dallo scoraggiamento per sentirci capiti e sollevati, dalla rassegnazione di questo mondo, per accogliere il mondo nel tuo progetto d’Amore, fino al dono più grande!

articoli collegati

SITI NOSTRI AMICI

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img